L’abdicazione di Napoleone

Napoleone caduta da cavallo

Il ritorno da Waterloo

Era a un passo dalla vittoria, ma a Waterloo era stato sconfitto. Napoleone non si rassegna a come sono andate le cose. Ney che continuava a caricare, con coraggio estremo, ma senza rendersi contro delle perdite contro i quadrati inglesi, ma soprattutto Grouchy che aveva seguito a distanza Blucher senza rendersi conto che il Prussiano si stava dirigendo sul campo di battaglia.

Quante volte aveva gridato sul campo di battaglia:Dov’è Grouchy ?

I Prussiani rovesciarono l’esito della battaglia, mentre Grouchy poteva trasformare una sconfitta inglese in una vera e propria disfatta per le truppe di Wellington.

E’ il 20 giugno, Napoleone è all’Eliseo. Sa che tutto è perduto, ma è stranamente calmo. Accoglie tutti con distacco, senza tradire emozioni. Facile immaginare la tempesta nel suo cuore, ma egli è l’Imperatore e sa che  non può agitarsi. Tante volte ha detto che un uomo di Stato deve avere il cuore nella testa.

Cosa fare? Tutto è in mano alla Camera dei Rappresentanti. Se la Nazione è al suo fianco,può ancora combattere, può cercare di salvare il salvabile.

Arriva la decisione. Deve abdicare. Sa che Fouchè e Metternich manovrano le fila, ma non può opporsi. Spera che almeno sia assicurata la discendenza a suo figlio, Napoleone II. Non è utopia pensarlo è figlio suo,ma anche di una principessa austriaca.

21 giugno 1815 Napoleone abdica. Il 21 giugno festa di San Luigi, strana coincidenza!

Belleforonte

Che fare? Dove andare?

I giorni successivi all’abdicazione sono frenetici. Napoleone deve decidere il suo futuro. Ascolta tutti i consiglieri, tutte le proposte, le possibilità. L’Imperatore, però sembra aver perso entusiasmo, non si vede in lui quell’attivismo a lui caro, è ancora calmo. Egli sa che deve affrontare un futuro pieno di incognite. Non ha paura, non può averne, ma sta per perdere la speranza, forse la sua stella è tramontata del tutto.

Si parte!

Si va a Rochefort sulla costa. Lo seguono in pochi.Tra questi il conte di Las Cases. Lo conosce poco, lo ha visto di rado e non ricorda di averci mai parlato. Malgrado ciò il Conte gli chiede di accompagnarlo. Napoleone non ha tempo di darsi delle spiegazioni. E’ sorpreso,ma acconsente.

Continua l’incertezza, si accavallano i piani. Gli Inglesi hanno bloccato il porto, una fuga sarebbe difficile se non impossibile. Il suo sogno sarebbe andare negli Stati Uniti, ricominciare una nuova vita in attesa che la Francia possa richiamarlo in patria.

Al largo di Rochefort c’è una nave inglese il Belleforonte. Gli ultimi fedelissimi di Napoleone, Bertrand e Savary vanno a colloquio con il Capitano Maitland. L’ufficiale inglese si offre di portare l’Imperatore in Inghilterra. Si apre un altro scenario, un’altra strada. Fidarsi?

Non vi sono molte alternative. Se non cerca di forzare il blocco Napoleone deve tornare sulla terra ferma e radunare le trupe fedeli. Questo, però vorrebbe dire guerra civile. Francesi contro Francesi e questo per lui è inaccettabile.

Napoleone accetta a malincuore l’offerta inglese e sale a bordo del Bellerofonte.

I marinai inglesi lo guardano con ammirazione, d’altra parte il suo ascendente sui soldati lo ha reso famoso ed è stata la sua forza.

Napoleone comincia a pensare di aver preso la giusta decisione.Gli Inglesi proprio perché acerrimi nemici, lo avrebbero trattato bene.

Prima una bonaccia, poi il vento contrario rallenta la corsa della nave. Napoleone arriva a Torbay prima e poi a Plymouth. Una folla di imbarcazione di curiosi attornia la nave. Le notizie che giungono dall’Inghilterra però non sono buone.

Las Cases

Arriva infine la notizia prima sussurrata, poi annunciata ufficialmente: Napoleone andrà a Sant’Elena. Viene trattato come un prigioniero di guerra pur on essendo la Francia in conflitto con l’Inghilterra.

Napoleone si indigna, ma accetta con rassegnazione le decisioni nemiche.

Ora deve decidere chi portare con sè. Ancora una volta si fa avanti Las Cases.

E’ lecito chiedersi perché il Conte di Las Cases decide di lasciare la famiglia, per seguire l’Imperatore che non aveva mai frequentato?

Opportunismo?

Qualcosa lo fa credere. E’ lo stesso Las Cases che nel suo famoso Memoriale quando dice:

“Io seguo, accompagno colui che ha governato il mondo e che riempirà col suo nome la posterità”

Sembra chiaro che l’idea di raccogliere le memorie di Napoleone lo allettava.

Un altro passo ce lo chiarisce meglio.

Ad un certo punto Napoleone in un momento di amarezza parla di suicidio. Las Cases si affretta a dissuaderlo, gli dice che il togliersi la vita non è da grandi uomini, ma gesti da innamorati traditi o da giocatori falliti. Gli rammenta poi di non deporre la speranza poiché le condizioni politiche potevano in ogni momento mutare a suo favore.

” Noi avremo di meglio, rileggerete voi stesso Sire!” dice all’Imperatore che replica

Bene! Scriveremo le nostre memorie: Sì bisognerà lavorare. Il Lavoro è la falce del tempo. Dopo tutto ildestino si deve compiere, questo è un mio grande principio. Ebbene che il mio si compia!

Il destino si chiama Sant’Elena, piccola isola dell’Atlantico come troviamo scritto su uno degli appunti giovanili di Bonaparte.

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